Dossier
Febbraio 2001
Corrispondenza pubblica e violata e le risposte degli onorevoli
Edizioni Veronelli n° 57
…grande distribuzione, ma dai piccoli produttori e dai negozi specializzati, risolvendo anche problemi occupazionali.
Concludeva: “il rischio è che gli alimenti sicuri costino inizialmente molto cari... “, ma “per calmierare i prezzi basterebbe indirizzare tutti i sussidi agricoli dell’U.E. .sulle nuove produzioni di cibo al cento per cento sano”. Last. Ero assente nei giorni caldi della “mucca pazza” e non so quali siano state le prese di posizione dei politici e dei giornalisti sul costo dello smaltimento delle farine animali. Dovrebbe essere pagato dalle multinazionali che le hanno progettate e brevettate. Non dai consumatori dell’U.E. Grato di un Suo riscontro, anche telegrafico (che pubblicherò), La saluto e auguro un sereno e prospero 2001.
Luigi Veronelli
Le risposte degli Onorevoli
Su EV 57 abbiamo pubblicato le risposte di 18 Onorevoli (Cento, Duilio, Cuscunà, Gnaga, Pieroni, Appoloni, Calzavara, Forcieri, Spini, Martino, Turroni, Rizzo, Zacchera, Germana, Martelli, Besostri, Bedin, Barzanti); pubblichiamo ora - in stralcio - le 15 giunte nel mese di febbraio. Sono risposte in buona parte deludenti, a volte buffe, a volte incomprensibili; va tenuto presente però che siamo a chiusura di legislazione e i politici, invece di concentrarsi su problemi reali, hanno la mente occupata da adrenalina da urna elettorale o peggio ancora da sondaggio demoscopico. Vedremo come andranno queste elezioni; prenderemo le misure e torneremo all’attacco. Come diceva il primo titolo del Dossier di EV 57, sarà: “Un anno decisivo”, (n.d.r.)
Paola Mariani, DS, “Sono convinta che la sicurezza alimentare e la tutela dei prodotti di qualità debba essere una priorità per l’Italia e per la Comunità Europea...”
Giorgio Panattoni, DS, “A me pare che in questo momento di grande (troppa) confusione l’attenzione verso i “cibi sani”, verso la salute e le denominazioni controllate stia aumentando, anche se la strada è ancora lunga da fare... ...Speriamo che per l’ennesima volta non prevalgano gli interessi economici forti che hanno sino ad ora fatto da padroni”.
Alberto Acierno, UDEUR, “Non le nascondo che non sono molto ferrato in materia, ma da cittadino Le dico che ho il sospetto che Madre Natura abbia iniziato a ribellarsi seriamente al genere umano”. (?! ndr)
Elio Veltri, Gruppo Di Pietro, “La legislatura sta finendo ed è difficile approvare una qualche proposta sugli alimenti. Legga il nostro programma sul sito...”
Ettore Peretti, Gruppo Misto, “...l’unico antidoto in grado di soddisfare produttori e consumatori
è rappresentato dalla diffusione della DOP. Altre denominazioni temo finirebbero per creare un disorientamento funzionale solo alla produzione di massa. Per la mucca pazza sarebbe sufficiente un serio e capillare controllo che garantisca sulla storia alimentare dei capi bovini allevati...”.Non sono d’accordo.
DOP più De.CO: questa è la via da seguire, col benefìcio dell’aggiunta ai controlli di Stato di quelli più immediati e interessati dai Comuni. (L.V.)
Tommaso Poti, AN, “Condivido il contenuto della sua lettera: ritengo che la cosa migliore sia quella”.
Angelo Santori, FI, “Approvo sinceramente le Sue parole e concretamente farò seguito alle giustissime osservazioni che i risvolti di un certo mercato hanno provocato. Risvolti che sono parte integrante di una battaglia politica e culturale che non mi suggerisce soltanto la mia veste di parlamentare... ...infatti come socio dell’ANCI e in particolare come Segretario Nazionale Pensionati della Confagricoltura non ho mai mancato di sostenere e promuovere battaglie a favore della sana alimentazione...”.
Salvatore Lauro, FI, “La Consulta Italia (cosa sarà? ndr) per il lavoro e l’impresa condivide le vs proposte ed affermazioni”.
Davide Capanni, Lega Nord, comunica di aver inoltrato la comunicazione al responsabile del proprio partito Gianpaolo Dozzo.
Antonio d’Ali, FI, lettera lunga e molto politica sulla differenza tra i due poli, con promesse di impegno per la risoluzione dei problemi: “...tutelare i produttori italiani sia a livello nazionale che in ambito comunitario... garantiamo il massimo impegno in tal senso, e nello specifico la questione dell’etichettatura dell’olio in base al paese di frangitura penalizza gli olivicoltori italiani, è da cambiare...”.
Luca Cangemi, Gruppo Misto, “Ho presentato una interrogazione a risposta scritta sull’argomento che le sta a cuore e un’interpellanza...”.
Manlio Collavini, FI, “Sono perfettamente d’accordo con quanto da te espresso e condivido pienamente le tue preoccupazioni”.
Giovanni Saracco, DS, si dice perfettamente d’accordo per quanto conceme la questione olio e lo smaltimento delle farine animali; sulle De.Co non si esprime.
Last... in extremis, le lettere di Gianfranco Fini (AN) e Massimo D’Alena (DS), rappresentanti primi degli schieramenti maggiori che si affronteranno alle prossime elezioni. Le pubblichiamo senza commento alcuno, sottolineando solamente l’adesione convinta di entrambi al progetto DE.C.O.
da Gianfranco Fini
Roma, 15 febbraio 2001
“Illustre Dottore,
La ringrazio della lettera che mi ha inviato e delle indicazioni e considerazioni in essa contenute.
AN condivide in larga misura tali considerazioni come è dimostrato, fra l’altro, dall’appoggio del progetto di legge DE.C.O. presentato alla Camera su sua iniziativa. In particolare, poi, con riferimento a quanto Lei afferma per il settore olivicolo la questione è stata ed è attentamente seguita dalla Consulta Nazionale per l’Agricoltura e dai gruppi parlamentari del Partito. Gli interventi svolti sono stati numerosi - dalle proposte di legge alla presentazione di risoluzioni, interrogazioni, etc. - tutti rivolti ad assicurare una giusta remunerazione agli agricoltori e la genuinità della produzione in vendita ai consumatori. AN si è battuta per garantire il necessario riconoscimento al prodotto sicuramente italiano e impedire le cosidette operazioni triangolari di importazione di oli di scarsa qualità dai Paesi extracomunitari, contrastando altresì la tesi comunitaria... A tale proposito è condivisibile la Sua idea di dar luogo ad accertamenti su eventuali nocività negli oli immessi in commercio, facendo scongiuri perché nel futuro non si debbano subire le conseguenze di un malaugurato ‘olio pazzo’... Sono a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento e colgo l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti ed auguri per la Sua nota e meritoria azione a favore dell’agricoltura di qualità”.
da Massimo D’Alema
Roma, 21 febbraio 2001
“Caro Veronelli,
grazie della lettera alla quale rispondo molto volentieri.
L’Italia detiene ancora oggi il 70% della commercializzazione dell’olio d’oliva a livello mondiale. La nostra produzione - come lei certamente saprà - è tipicamente regionale; una parte di questa, circa il 25%, è dedicata all’autoconsumo. Gli impianti della nostra olivicoltura risentono ancora oggi di una organizzazione poco innovativa e monoculturale, con poca attenzione alla plurivarietà e alla selezione genetica. La trasformazione del nostro prodotto avviene, ancora in molte zone, con la raccolta a terra dopo una lunga attesa, in impianti che hanno tecnologie superate o al limite. Nonostante tutto però ci sono delle “eccellenze” straordinarie, al Nord come al Sud. Imprese singole o associate, cooperative, frantoiani, hanno saputo svilupparsi e innovarsi e questo oggi ci permette di avere delle produzioni che sul mercato trainano anche prodotti di qualità secondaria. Le DOP della Puglia, della Toscana, del Lazio e del Veneto, con i loro disciplinari e con una tecnica di lavoro e commerciale rigorosa, hanno permesso alla filiera dell’olio d’oliva di restare in competizione. Ci sono però - come Lei sa bene - anche commercianti senza scrupoli, veri e propri sofisticatori, che occorre smascherare e perseguire. Le importazioni eccessive di olio di nocciolo, rispetto al fabbisogno nazionale, inducono dei sospetti, così come i prezzi stracciati.
Questi fenomeni sono il frutto di importazioni non regolate, di raffinerie non controllate, di un esasperato sfruttamento del dumping sociale nei paesi terzi.
Occorre formare una coscienza nei consumatori perché sappiano diffidare dei ribassi eccessivi di prezzo, ma anche perseguire con rigore le frodi e le sofisticazioni.
Le organizzazioni associate dei produttori possono diventare protagoniste evitando il particolarismo esasperato, gestendo in maniera organizzata l’offerta del prodotto e la qualità, rinnovando i rapporti con la rete commerciale e la trasformazione.
Io credo che l’estensione delle DOP alle Denominazioni Comunali sia un’ottima cosa.
Anzi, si inserisce in quel quadro di riconoscibilità e tracciabilità del prodotto e del legame che esso ha con il territorio e con il produttore. L’Italia ha un patrimonio straordinario di bio-diversità e di tipicità che è il valore aggiunto del nostro sistema agroindustriale. Sarebbe bene non contrapporre il sistema agroindustriale ai prodotti tipici e piccoli; anzi, la sfida della qualità dell’etichettatura del prodotto è utile per una riconversione anche dell’agricoltura massiva, che deve lasciarsi dietro il modello quantitativo. Qualità, identità e tipicità sono le sfide del futuro insieme alla riconversione della PAC. Una nuova politica agricola europea - inevitabile, in vista dell’allargamento ad Est- non potrà prescindere anche dalla redistribuzione delle risorse, non in funzione della quantità ma per il ruolo multifunzionale che l’agricoltura deve avere.
Produzione degli alimenti che tenga conto della sicurezza alimentare e del benessere degli animali, mantenimento del territorio, ancoraggio al patrimonio artistico e turistico, sono elementi - insieme allo sviluppo rurale e alla occupazione, specialmente giovanile - che possono modulare la distribuzione delle risorse della futura PAC. lo penso, quindi, ad una integrazione tra agricoltura, ambiente e territorio e ad un rapporto innovativo con la ricerca e con tecnologie moderne. Questa è la strada verso la nuova agricoltura. La ringrazio per gli auguri che ricambio di cuore e Le invio un saluto cordiale”.
Concludeva: “il rischio è che gli alimenti sicuri costino inizialmente molto cari... “, ma “per calmierare i prezzi basterebbe indirizzare tutti i sussidi agricoli dell’U.E. .sulle nuove produzioni di cibo al cento per cento sano”. Last. Ero assente nei giorni caldi della “mucca pazza” e non so quali siano state le prese di posizione dei politici e dei giornalisti sul costo dello smaltimento delle farine animali. Dovrebbe essere pagato dalle multinazionali che le hanno progettate e brevettate. Non dai consumatori dell’U.E. Grato di un Suo riscontro, anche telegrafico (che pubblicherò), La saluto e auguro un sereno e prospero 2001.
Luigi Veronelli
Le risposte degli Onorevoli
Su EV 57 abbiamo pubblicato le risposte di 18 Onorevoli (Cento, Duilio, Cuscunà, Gnaga, Pieroni, Appoloni, Calzavara, Forcieri, Spini, Martino, Turroni, Rizzo, Zacchera, Germana, Martelli, Besostri, Bedin, Barzanti); pubblichiamo ora - in stralcio - le 15 giunte nel mese di febbraio. Sono risposte in buona parte deludenti, a volte buffe, a volte incomprensibili; va tenuto presente però che siamo a chiusura di legislazione e i politici, invece di concentrarsi su problemi reali, hanno la mente occupata da adrenalina da urna elettorale o peggio ancora da sondaggio demoscopico. Vedremo come andranno queste elezioni; prenderemo le misure e torneremo all’attacco. Come diceva il primo titolo del Dossier di EV 57, sarà: “Un anno decisivo”, (n.d.r.)
Paola Mariani, DS, “Sono convinta che la sicurezza alimentare e la tutela dei prodotti di qualità debba essere una priorità per l’Italia e per la Comunità Europea...”
Giorgio Panattoni, DS, “A me pare che in questo momento di grande (troppa) confusione l’attenzione verso i “cibi sani”, verso la salute e le denominazioni controllate stia aumentando, anche se la strada è ancora lunga da fare... ...Speriamo che per l’ennesima volta non prevalgano gli interessi economici forti che hanno sino ad ora fatto da padroni”.
Alberto Acierno, UDEUR, “Non le nascondo che non sono molto ferrato in materia, ma da cittadino Le dico che ho il sospetto che Madre Natura abbia iniziato a ribellarsi seriamente al genere umano”. (?! ndr)
Elio Veltri, Gruppo Di Pietro, “La legislatura sta finendo ed è difficile approvare una qualche proposta sugli alimenti. Legga il nostro programma sul sito...”
Ettore Peretti, Gruppo Misto, “...l’unico antidoto in grado di soddisfare produttori e consumatori
è rappresentato dalla diffusione della DOP. Altre denominazioni temo finirebbero per creare un disorientamento funzionale solo alla produzione di massa. Per la mucca pazza sarebbe sufficiente un serio e capillare controllo che garantisca sulla storia alimentare dei capi bovini allevati...”.Non sono d’accordo.
DOP più De.CO: questa è la via da seguire, col benefìcio dell’aggiunta ai controlli di Stato di quelli più immediati e interessati dai Comuni. (L.V.)
Tommaso Poti, AN, “Condivido il contenuto della sua lettera: ritengo che la cosa migliore sia quella”.
Angelo Santori, FI, “Approvo sinceramente le Sue parole e concretamente farò seguito alle giustissime osservazioni che i risvolti di un certo mercato hanno provocato. Risvolti che sono parte integrante di una battaglia politica e culturale che non mi suggerisce soltanto la mia veste di parlamentare... ...infatti come socio dell’ANCI e in particolare come Segretario Nazionale Pensionati della Confagricoltura non ho mai mancato di sostenere e promuovere battaglie a favore della sana alimentazione...”.
Salvatore Lauro, FI, “La Consulta Italia (cosa sarà? ndr) per il lavoro e l’impresa condivide le vs proposte ed affermazioni”.
Davide Capanni, Lega Nord, comunica di aver inoltrato la comunicazione al responsabile del proprio partito Gianpaolo Dozzo.
Antonio d’Ali, FI, lettera lunga e molto politica sulla differenza tra i due poli, con promesse di impegno per la risoluzione dei problemi: “...tutelare i produttori italiani sia a livello nazionale che in ambito comunitario... garantiamo il massimo impegno in tal senso, e nello specifico la questione dell’etichettatura dell’olio in base al paese di frangitura penalizza gli olivicoltori italiani, è da cambiare...”.
Luca Cangemi, Gruppo Misto, “Ho presentato una interrogazione a risposta scritta sull’argomento che le sta a cuore e un’interpellanza...”.
Manlio Collavini, FI, “Sono perfettamente d’accordo con quanto da te espresso e condivido pienamente le tue preoccupazioni”.
Giovanni Saracco, DS, si dice perfettamente d’accordo per quanto conceme la questione olio e lo smaltimento delle farine animali; sulle De.Co non si esprime.
Last... in extremis, le lettere di Gianfranco Fini (AN) e Massimo D’Alena (DS), rappresentanti primi degli schieramenti maggiori che si affronteranno alle prossime elezioni. Le pubblichiamo senza commento alcuno, sottolineando solamente l’adesione convinta di entrambi al progetto DE.C.O.
da Gianfranco Fini
Roma, 15 febbraio 2001
“Illustre Dottore,
La ringrazio della lettera che mi ha inviato e delle indicazioni e considerazioni in essa contenute.
AN condivide in larga misura tali considerazioni come è dimostrato, fra l’altro, dall’appoggio del progetto di legge DE.C.O. presentato alla Camera su sua iniziativa. In particolare, poi, con riferimento a quanto Lei afferma per il settore olivicolo la questione è stata ed è attentamente seguita dalla Consulta Nazionale per l’Agricoltura e dai gruppi parlamentari del Partito. Gli interventi svolti sono stati numerosi - dalle proposte di legge alla presentazione di risoluzioni, interrogazioni, etc. - tutti rivolti ad assicurare una giusta remunerazione agli agricoltori e la genuinità della produzione in vendita ai consumatori. AN si è battuta per garantire il necessario riconoscimento al prodotto sicuramente italiano e impedire le cosidette operazioni triangolari di importazione di oli di scarsa qualità dai Paesi extracomunitari, contrastando altresì la tesi comunitaria... A tale proposito è condivisibile la Sua idea di dar luogo ad accertamenti su eventuali nocività negli oli immessi in commercio, facendo scongiuri perché nel futuro non si debbano subire le conseguenze di un malaugurato ‘olio pazzo’... Sono a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento e colgo l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti ed auguri per la Sua nota e meritoria azione a favore dell’agricoltura di qualità”.
da Massimo D’Alema
Roma, 21 febbraio 2001
“Caro Veronelli,
grazie della lettera alla quale rispondo molto volentieri.
L’Italia detiene ancora oggi il 70% della commercializzazione dell’olio d’oliva a livello mondiale. La nostra produzione - come lei certamente saprà - è tipicamente regionale; una parte di questa, circa il 25%, è dedicata all’autoconsumo. Gli impianti della nostra olivicoltura risentono ancora oggi di una organizzazione poco innovativa e monoculturale, con poca attenzione alla plurivarietà e alla selezione genetica. La trasformazione del nostro prodotto avviene, ancora in molte zone, con la raccolta a terra dopo una lunga attesa, in impianti che hanno tecnologie superate o al limite. Nonostante tutto però ci sono delle “eccellenze” straordinarie, al Nord come al Sud. Imprese singole o associate, cooperative, frantoiani, hanno saputo svilupparsi e innovarsi e questo oggi ci permette di avere delle produzioni che sul mercato trainano anche prodotti di qualità secondaria. Le DOP della Puglia, della Toscana, del Lazio e del Veneto, con i loro disciplinari e con una tecnica di lavoro e commerciale rigorosa, hanno permesso alla filiera dell’olio d’oliva di restare in competizione. Ci sono però - come Lei sa bene - anche commercianti senza scrupoli, veri e propri sofisticatori, che occorre smascherare e perseguire. Le importazioni eccessive di olio di nocciolo, rispetto al fabbisogno nazionale, inducono dei sospetti, così come i prezzi stracciati.
Questi fenomeni sono il frutto di importazioni non regolate, di raffinerie non controllate, di un esasperato sfruttamento del dumping sociale nei paesi terzi.
Occorre formare una coscienza nei consumatori perché sappiano diffidare dei ribassi eccessivi di prezzo, ma anche perseguire con rigore le frodi e le sofisticazioni.
Le organizzazioni associate dei produttori possono diventare protagoniste evitando il particolarismo esasperato, gestendo in maniera organizzata l’offerta del prodotto e la qualità, rinnovando i rapporti con la rete commerciale e la trasformazione.
Io credo che l’estensione delle DOP alle Denominazioni Comunali sia un’ottima cosa.
Anzi, si inserisce in quel quadro di riconoscibilità e tracciabilità del prodotto e del legame che esso ha con il territorio e con il produttore. L’Italia ha un patrimonio straordinario di bio-diversità e di tipicità che è il valore aggiunto del nostro sistema agroindustriale. Sarebbe bene non contrapporre il sistema agroindustriale ai prodotti tipici e piccoli; anzi, la sfida della qualità dell’etichettatura del prodotto è utile per una riconversione anche dell’agricoltura massiva, che deve lasciarsi dietro il modello quantitativo. Qualità, identità e tipicità sono le sfide del futuro insieme alla riconversione della PAC. Una nuova politica agricola europea - inevitabile, in vista dell’allargamento ad Est- non potrà prescindere anche dalla redistribuzione delle risorse, non in funzione della quantità ma per il ruolo multifunzionale che l’agricoltura deve avere.
Produzione degli alimenti che tenga conto della sicurezza alimentare e del benessere degli animali, mantenimento del territorio, ancoraggio al patrimonio artistico e turistico, sono elementi - insieme allo sviluppo rurale e alla occupazione, specialmente giovanile - che possono modulare la distribuzione delle risorse della futura PAC. lo penso, quindi, ad una integrazione tra agricoltura, ambiente e territorio e ad un rapporto innovativo con la ricerca e con tecnologie moderne. Questa è la strada verso la nuova agricoltura. La ringrazio per gli auguri che ricambio di cuore e Le invio un saluto cordiale”.