Dossier
February 2001
Il ristorante da Lorenzo e il missionario dell’olio
Edizioni Veronelli n° 57
Mi ha meravigliato alcuni mesi fa trovare un “antico missionario di vino” Roberto Scopo mutato in “missionario d’olio d’oliva di frantoio”.
Roberto ha avuto nel carniere rappresentanze enoiche di vertice - cito a memoria: Ca’ del Bosco, Gaja, Schiopetto, Marco Felluga, Castello di Ama - sino a che, fine 1999, s’è innamorato “sulla via di Damasco” dell’olio.
Oggi ne fa sogni continui ed esaltanti tanto ch’io - di norma sognatore - debbo fare il pragmatico e frenarlo.
Con lui ho percorso migliaia di chilometri alla ricerca di oliandoli capaci di soddisfarlo (senza trovarne uno).
Gran fortuna, lungo il percorso si faccia sosta in ristoranti c’anche si son fatti missionari oliandoli, proprio come Lorenzo qui di seguito.
Sono capitato! a mezzo novembre, d’improvviso, da Lorenzo, a Forte dei Marmi.
Non ho mai avuto rimpianto - anzi - l’uscita della mia Guida prima delle altre ‘stavolta l’ho avuto.
L’anagramma del patron Lorenzo Viani è: “Io L.V., re in zona”.
Come sai, l’anagramma è sorprendente creatura, pressoché sempre veritiera.
Un aquilone magico che trasporta verso il cielo, in danza, le l ucide realtà del Kaos/caso.
Da Lorenzo, quella sera - piovosa fuori - è stata vertiginosa. Sì, un aquilone in danza libero e costretto ad un tempo.
Non fosse ancora uscita - la mia Guida - subito avrei telefonato: “Arturo, blocca la rotativa. 110 e lode a Lorenzo”.
I miei lettori sanno, sino alla noia, la mia polemica per i cuochi di soia (un’infinità, cuochi sessantamila più uno in questa mia patria traditora).
Gioacchino Pontrelli, chef, mi ha cucinato e fatto servire - sfrigolanti ancora - le crocchette di gamberetti, i pescetti e le moeche giunte vive dalla lontana laguna.
L’olio d’oliva lucchese, del privilegio lorenzesco, li aveva resi manna. Fu come se il ristorante, per me solo, avesse suggestioni.
Una pioggia di coloratissime farfalle. Non eran cibo, erano angeli che tornavano suso in cielo.
Lontanissimo, per una volta, il mio Savonarola: “Il populo d’Israel nello diserto... diceva: «Tanta manna, manna, manna, non ci piace; vorremmo tornare nello Egitto a mangiare agli e cipolle».
A me non capiterà mai di voler tornare - agli e cipolle - da un cuoco di soia.
Roberto ha avuto nel carniere rappresentanze enoiche di vertice - cito a memoria: Ca’ del Bosco, Gaja, Schiopetto, Marco Felluga, Castello di Ama - sino a che, fine 1999, s’è innamorato “sulla via di Damasco” dell’olio.
Oggi ne fa sogni continui ed esaltanti tanto ch’io - di norma sognatore - debbo fare il pragmatico e frenarlo.
Con lui ho percorso migliaia di chilometri alla ricerca di oliandoli capaci di soddisfarlo (senza trovarne uno).
Gran fortuna, lungo il percorso si faccia sosta in ristoranti c’anche si son fatti missionari oliandoli, proprio come Lorenzo qui di seguito.
Sono capitato! a mezzo novembre, d’improvviso, da Lorenzo, a Forte dei Marmi.
Non ho mai avuto rimpianto - anzi - l’uscita della mia Guida prima delle altre ‘stavolta l’ho avuto.
L’anagramma del patron Lorenzo Viani è: “Io L.V., re in zona”.
Come sai, l’anagramma è sorprendente creatura, pressoché sempre veritiera.
Un aquilone magico che trasporta verso il cielo, in danza, le l ucide realtà del Kaos/caso.
Da Lorenzo, quella sera - piovosa fuori - è stata vertiginosa. Sì, un aquilone in danza libero e costretto ad un tempo.
Non fosse ancora uscita - la mia Guida - subito avrei telefonato: “Arturo, blocca la rotativa. 110 e lode a Lorenzo”.
I miei lettori sanno, sino alla noia, la mia polemica per i cuochi di soia (un’infinità, cuochi sessantamila più uno in questa mia patria traditora).
Gioacchino Pontrelli, chef, mi ha cucinato e fatto servire - sfrigolanti ancora - le crocchette di gamberetti, i pescetti e le moeche giunte vive dalla lontana laguna.
L’olio d’oliva lucchese, del privilegio lorenzesco, li aveva resi manna. Fu come se il ristorante, per me solo, avesse suggestioni.
Una pioggia di coloratissime farfalle. Non eran cibo, erano angeli che tornavano suso in cielo.
Lontanissimo, per una volta, il mio Savonarola: “Il populo d’Israel nello diserto... diceva: «Tanta manna, manna, manna, non ci piace; vorremmo tornare nello Egitto a mangiare agli e cipolle».
A me non capiterà mai di voler tornare - agli e cipolle - da un cuoco di soia.