Dossier

February 2001

Allarme olivi. Qualcuno ruba quelli del sud.

Edizioni Veronelli n° 57, Fulco Pratesi

Alle tante voci che si levano in favore della causa olio d’oliva si è aggiunta quella in difesa delle piante di olivo. Fulco Pratesi, in un articolo apparso sul Corriere della Sera l’11 marzo 2001, denuncia che - nonostante le leggi esistenti - in Puglia si continuano a espiantare gli olivi secolari; rivendendoli poi, a caro prezzo, al Nord per abbellire i giardini di case private. I contadini, del resto, se ne disfano volentieri, pensando che queste “sculture vegetali”, non siano più produttive come una volta. La nostra esperienza, maturata sul lago di Garda, ci insegna invece che, rigenerati con tecniche moderne, olivi centenari possono produrre anche 40 Kg di olive e dare olio di ottima qualità. Una proposta di legge dei DS e del WWF intende colpire con pesanti ammende chi le espianta e chi le commercializza; ed invece aiutare con un contributo i contadini che posseggono piante ultrasessantenni. Bene, benissimo per le multe che potrebbero agire come deterrente agli espianti, ma inutili ulteriori sovvenzionamenti regionali o statali ai coltivatori. L’Unione Europea dovrebbe dare i contributi ai contadini in base al numero di piante possedute e non alla quantità di olio prodotto.
(Roberto Scopo).

Una delle poche leggi emanate da Umberto II nel suo breve regno è stato il decreto legislativo luogotenenziale intitolato «divieto di abbattimento di alberi d’olivo» del 27 luglio 1945. In forza di questa norma, (emanata per ragioni strategiche) per decenni gli olivi che costituiscono un elemento così importante del nostro paesaggio sono stati protetti. Tra questi i monumentali e stupendi esemplari che nobilitano tanti luoghi della Puglia e che fino ad oggi rappresentavano, con i trulli, i muretti a secco, i colossali carrubi, i sentieri tra i campi, una delle maggiori attrattive della regione. Purtroppo da qualche tempo queste sculture vegetali stanno scomparendo. Piano piano, alla chetichella, gli olivi e i carrubi secolari vengono espiantati con la loro zolla, riuniti in luoghi appartati e inviati verso il Nord ove vengono acquistati a caro prezzo per adornare giardini, magari nella nebbiosa Lomellina o nella fredda campagna veneta dove avranno ben poche possibilità di sopravvivenza. Ma tant’é: abili ladruncoli, vivaisti senza scrupoli, agricoltori bisognosi non si pongono problemi e, al prezzo anche di dieci milioni l’uno, i monumentali patriarchi prendono sui Tir la via del Nord.
Per contrastare questo ennesimo assalto al paesaggio agrario italiano, già pesantemente funestato da lottizzazioni, cave, discariche, elettrodotti, incendi, due consiglieri della regione Puglia, i Ds Dipierangelo e Frisullo, hanno presentato, assieme al Wwf e a Italia Nostra, una proposta di legge che commina un’ammenda di 20 milioni ad albero per chi sia sorpreso a espiantarlo, commerciarlo, trasportarlo e reimpiantarlo senza le prescritte doverose autorizzazioni.
Il divieto varrà per olivi di età superiore ai 100 anni e ai carrubi ultraquarantenni. D’altra parte, per non obbligare gli olivicoltori del Sud a mantenere alberi magari di scarsa produttività solo per la loro bellezza, la legge prevede un indennizzo (sul modello di quanto già in atto nella Regione Lazio, per le querce isolate) da erogare sulla base di un efficace catasto degli oliveti più antichi e belli e di un censimento per gli esemplari eccezionali. La somma prevista potrebbe essere di 100.000 lire per ogni pianta ultrasessantenne.
Si spera in questo modo di bloccare un meccanismo che rischia di togliere al Meridione una delle sue caratteristiche più preziose e il simbolo di una produzione olearia che sta sempre di più acquisendo qualità e prestigio.