Dopo la mattinata trascorsa in Sala dei Grandi ad Arezzo, alla conferenza dal tema “Riqualificazione dell’Olio Arentino sono rimasto sconcertato dai dati emersi dalla relazione fatta da Roberto Marchesini (A.P.R.O.L).
Ho scoperto che 12.000 produttori arentini portano le proprie olive a 44 frantoi (frantoi che moliscono come, dai dati emerge, anche olive del sud) ne escono con il loro prodotto ma non tutti riescono a venderlo sfuso, molti lo etichettano e se sono fortunati grazie anche ai premi assegnati dai panel test riescono a realizzare 8 euro al litro. In questa zona sappiamo benissimo che la maggior parte degli olivi produce massimo un litro d’olio a pianta, e che e che mediamente con la raccolta a mano si può arrivare ad un massimo da 100 kg il giorno si deduce quindi che non compiono nemmeno i costi di raccolta.
Questi produttori sono costretti a scontrarsi con un mercato dove i dati richiesti per la commercializzazione dell’olio riportati in etichetta, sono gli stessi di quelli che troviamo sugli scaffali dei negozi, come per le bottiglie che escono dalla famosa Raffineria di Monopoli.
Mettiamoci nei panni del consumatore che dovrebbe acquistare una bottiglia d’olio dei nostri “contadini”, pagandola il doppio o il triplo del solito extravergine senza avere dei gusti ben definiti. Sarebbe come se 40 anni fa tuttii contadini che portavano le uve alla cooperativa, venendo via con un mosto dove il mercato pagava in funzione della gradazione raggiunta, l’avessero etichettato come grand cru, non ci sarebbero oggi 200.000 aziende (a reddito) produttrici di vino che si sono identificate con gusti legati al territorio Vini che hanno ormai ottenuto riconoscimenti a livello mondiale.
Da quando è stato pubblicato il Manifesto in progress di Luigi Veronelli (iniziava così… “Ciascuno avverte. E’ in corso un epocale mutamento sociale. Coinvolge appieno l’agricoltura Il divenite, per certi aspetti rivoluzionario, del comparto Olio d’oliva è gia iniziato…”) il mondo dell’olio è entrato in subbuglio.
La dimostrazione è che ora anche i più prestigiosi produttori d’impianti oleari (Alfa-Laval – Pieralisi “Il Molinetto” – Officine meccaniche Toscane – Toscana Enologica Mori – Ravanelli), hanno iniziato a produrre macchinari di piccole dimensioni, cosicché anche ai piccoli produttori, oggi è data la possibilità di avere l’intera filiera produttiva in Azienda.
Potranno così ottenere Oli unici ed identificabili legati al proprio territorio. L’importanza di una comunicazione veritiera, verificabile e d’assoluta trasparenza al consumatore finale fa la differenza in un mercato così confuso, dando poi la possibilità di avere riferimenti certi rivolti per la prima volta alla monocultivar, solo così possono nascere paletti degustativi basilari per riuscire a riconoscere le diversissime produzioni dell’olio d’oliva italiano.
Alcuni di questi sapori non li conoscevano nemmeno i nostri più antichi olivicoltori, gusti difficili da confrontare con il passato, ma affascinanti e innovativi abbinamenti possibili e realizzabili dagli chef.
Oli con caratteristiche nuove ed uniche al mondo.
Da qui nasce l’esigenza di alcuni produttori di differenziarsi e differenziare i propri oli dall’attuale crisi d’identità in cui si trovano oggi. Ecco perché nasce “l’Olio Secondo Veronelli” per quei produttori che seguendo tutti un identico percorso di trasformazione completamente nuovo per il comparto olio, si rendono trasparenti al consumatore finale, comunicando in etichetta, chi sono, cosa producono, come lo trasformano, chi lo trasforma, in che anno, quanto ne viene prodotto e tutti i valori nutrizionaliche lo contraddistinguono, compresi valori dei Polifenoli così importanti per l’antiossidazione del nostro organismo. Dalla carta d’identità dell’azienda visibile sul sito internet www.oliosendoveronelli.it si possono vedere a confronto le ultime annate di produzione identificabili dal lotto d’appartenenza dell’unità oliveto Cultivar. Aziende con il controllo totale dell’intera filiera, compresa la vendita, senza essere costretti ai vari passaggi monopolizzati da frantoi e commercianti oleari. Attenzione però, “L’olio Secondo Veronelli non è, e non vuole essere, un bollino di qualità ma solo una scelta filosofica di quei produttori che, con assoluta trasparenza vogliono affrontare questo difficile ma affascinante nuovo mercato dell’olio monovarietale”. Mi piacerebbe che tutti meditassero su questa opportunità…
Ho scoperto che 12.000 produttori arentini portano le proprie olive a 44 frantoi (frantoi che moliscono come, dai dati emerge, anche olive del sud) ne escono con il loro prodotto ma non tutti riescono a venderlo sfuso, molti lo etichettano e se sono fortunati grazie anche ai premi assegnati dai panel test riescono a realizzare 8 euro al litro. In questa zona sappiamo benissimo che la maggior parte degli olivi produce massimo un litro d’olio a pianta, e che e che mediamente con la raccolta a mano si può arrivare ad un massimo da 100 kg il giorno si deduce quindi che non compiono nemmeno i costi di raccolta.
Questi produttori sono costretti a scontrarsi con un mercato dove i dati richiesti per la commercializzazione dell’olio riportati in etichetta, sono gli stessi di quelli che troviamo sugli scaffali dei negozi, come per le bottiglie che escono dalla famosa Raffineria di Monopoli.
Mettiamoci nei panni del consumatore che dovrebbe acquistare una bottiglia d’olio dei nostri “contadini”, pagandola il doppio o il triplo del solito extravergine senza avere dei gusti ben definiti. Sarebbe come se 40 anni fa tuttii contadini che portavano le uve alla cooperativa, venendo via con un mosto dove il mercato pagava in funzione della gradazione raggiunta, l’avessero etichettato come grand cru, non ci sarebbero oggi 200.000 aziende (a reddito) produttrici di vino che si sono identificate con gusti legati al territorio Vini che hanno ormai ottenuto riconoscimenti a livello mondiale.
Da quando è stato pubblicato il Manifesto in progress di Luigi Veronelli (iniziava così… “Ciascuno avverte. E’ in corso un epocale mutamento sociale. Coinvolge appieno l’agricoltura Il divenite, per certi aspetti rivoluzionario, del comparto Olio d’oliva è gia iniziato…”) il mondo dell’olio è entrato in subbuglio.
La dimostrazione è che ora anche i più prestigiosi produttori d’impianti oleari (Alfa-Laval – Pieralisi “Il Molinetto” – Officine meccaniche Toscane – Toscana Enologica Mori – Ravanelli), hanno iniziato a produrre macchinari di piccole dimensioni, cosicché anche ai piccoli produttori, oggi è data la possibilità di avere l’intera filiera produttiva in Azienda.
Potranno così ottenere Oli unici ed identificabili legati al proprio territorio. L’importanza di una comunicazione veritiera, verificabile e d’assoluta trasparenza al consumatore finale fa la differenza in un mercato così confuso, dando poi la possibilità di avere riferimenti certi rivolti per la prima volta alla monocultivar, solo così possono nascere paletti degustativi basilari per riuscire a riconoscere le diversissime produzioni dell’olio d’oliva italiano.
Alcuni di questi sapori non li conoscevano nemmeno i nostri più antichi olivicoltori, gusti difficili da confrontare con il passato, ma affascinanti e innovativi abbinamenti possibili e realizzabili dagli chef.
Oli con caratteristiche nuove ed uniche al mondo.
Da qui nasce l’esigenza di alcuni produttori di differenziarsi e differenziare i propri oli dall’attuale crisi d’identità in cui si trovano oggi. Ecco perché nasce “l’Olio Secondo Veronelli” per quei produttori che seguendo tutti un identico percorso di trasformazione completamente nuovo per il comparto olio, si rendono trasparenti al consumatore finale, comunicando in etichetta, chi sono, cosa producono, come lo trasformano, chi lo trasforma, in che anno, quanto ne viene prodotto e tutti i valori nutrizionaliche lo contraddistinguono, compresi valori dei Polifenoli così importanti per l’antiossidazione del nostro organismo. Dalla carta d’identità dell’azienda visibile sul sito internet www.oliosendoveronelli.it si possono vedere a confronto le ultime annate di produzione identificabili dal lotto d’appartenenza dell’unità oliveto Cultivar. Aziende con il controllo totale dell’intera filiera, compresa la vendita, senza essere costretti ai vari passaggi monopolizzati da frantoi e commercianti oleari. Attenzione però, “L’olio Secondo Veronelli non è, e non vuole essere, un bollino di qualità ma solo una scelta filosofica di quei produttori che, con assoluta trasparenza vogliono affrontare questo difficile ma affascinante nuovo mercato dell’olio monovarietale”. Mi piacerebbe che tutti meditassero su questa opportunità…