Edizioni Veronelli
Dicembre 2003
Le intimità dell’olio 1
Edizioni Veronelli n° 68, Fernando Pardini
I gusti dei monocultivar denocciolati. Alla scoperta di un nuovo mondo.
IO COMINCIO DA QUI. È un invito e una necessità, per chi ha orecchie da sentire, penne per scrivere,
sentimenti da spendere o vuoti da riempire. È dignità e mondo coraggio di un approccio altro, è lento apprendimento, itinerante, inevitabile, pulsante, perpetuato, quale naturale conseguenza di eventi nuovi, di consapevolezze nuove, di oli nuovi. L’incontro ed il corteggiamento hanno sortito effetto immediato, coinvolgimento e piacere, senza nulla sapere o immaginarsi; così, d’istinto, uno squarcio e trac… il cielo; i sensi - attraverso lo squarcio - rapiti dal quel cielo, manifesto silenzioso, colorato, profumato, carico di impensabili suggestioni, di umori poco praticati, di inimmaginabili verità, tutte belle, tutte vere, tutte diverse ed orgogliose della loro diversità, attaccate alla terra come non mai. Sto scoprendo oli dai quali trasuda nitida la dignità, il valore, la forza, la nuda essenza dei terroirs da cui provengono, o così mi immagino io; sono identità e caratteri che meritano suggello di parola, finanche i silenzi, quelli più profondi però, qualora alla meraviglia la parola non bastasse. È una lenta costruzione, sono regole, sono estri, scienza e conoscenza, sono potenza e prepotenza, ricercata, ricreata, trasposta liquida negli oli della mia futura immedesimazione.
Di approccio nuovo si tratterà, integrale, senza fili, solo e soltanto, per iniziare, in compagnia di oli da singola cultivar. Parlerò di loro, con loro, in intimità, per ciò che mi suggeriscono. Mi hanno scosso dal torpore, questo è sicuro. Sono voci così intonate, già dal primo approccio, che appare inevitabile ascoltarne il canto; sono attrazione e spettacolo della natura, sono il circo colorato della mia infanzia. Di quegli oli, di quelle voci, devono esserne rivelate ed accarezzate le intimità, per forza. Sì, io comincio da qui. Troppo forte il richiamo, troppo chiaro il messaggio. Sono abbecedari non ancora costruiti, ricami che nessuno mi ha insegnato a ricamare, eppure non c’è niente da fare, aprono strade a un mondo di aromi e sapori così avvincente ed affascinante che ti vien spontaneo l’imparare, non ti crea fatica. Sono voci rombanti che forzano prepotenti l’elettività di una terra e la sua espressività. Ne sono il sentimento vero e la ragion d’essere, la trama e il futuro. Speranza ne siano - di questi miei pensieri - il coinvolgimento, l’attenzione, la consapevolezza, l’immedesimazione, per ogni persona disposta a lasciarsi trasportare nei confortevoli abbracci di una esperienza sensoriale diversa. Loro, gli oli della mia terra, gli integrali di oggi e i ragionati blend di domani, sono capaci di questo, così come saranno capaci di ripagare sforzi e fatiche contadine, soli e lune, ruotare di stagioni e arrabbiature. Regalano, e non lo sanno, sorriso e compiacimento, senso in più ed appagamento, dignità, cultura e bellezza. Per loro, e per tutti quegli oli capaci di questo, io sto alla porta, in attesa. Io comincio da qui. Per esempio oggi ho scoperto dei leccini in purezza provenirmi da nord a sud della penisola, il che è tutto dire, e in più, ho la fortuna (o l’onore) di iniziare il racconto dal Leccino 2001 di Gianfranco Comincioli (tel. 0365/651141), Puegnago, Garda bresciano: beh, non puoi non rimanerne stordito. Perché dietro quella brillante compattezza visiva e quella uniforme apparenza giallo/verdolina, impositiva si fa la sua voce, già al solo avvicinarsi: al punto tale da sfiorare l’aromaticità. Vibrano e si rincorrono le note della zucchina verde e della ruta, integrandosi propositive e peculiari nelle essenze balsamiche, nelle erbette in mazzetto, finanche nella solarità dei fiori gialli macerati lievi. La bocca poi è diffusa e calda, di coerente impostazione, di inusuale cremosità, progressiva e in crescendo fino allo scoppiettare percuttivo e pungente del palato, senza tramortimenti però, puro appagamento nel bel mezzo di un manto erboso, soffice e leggiadro, nel quale si acquieta. Bellissima la nota amara del fondo, che suggella una prova diversa e mai scontata, ad aprire strade e percorsi nuovi di inattesa prepotenza scenica. Rimango in zona, sempre Garda, stavolta veronese, e noto come gli accenti e le intimità cambino in modo evidente: il Leccino 2001 di Guerrieri Rizzardi (tel. 045/7210028) gioca sulle note mature del frutto, senza propendere come vorresti alla sfumatura, al contrappunto rinfrescante; “solo” uno svolgersi unito, a trama oleica larga, scorrevole e leggermente appesantito nell’evoluzione aerea, a cui fa da sostegno un colore profondo e denso, bellamente verde. Ha bocca fina e nerbo soffuso però, e sa dimostrarsi leggiadro in punta di piedi, ricco di tiepidità gardesane senza nessuna asperità; sfodera una tenuta che lascia ammaliati per continuità e garbo. Qui rimonta le incertezze aromatiche, qui palesa classe e felpa. È sussurro e richiamo, ansa confortevole e terra. Vado a sud, approdo in Toscana, la mia Toscana, e ne scopro intimità nascoste di ineludibile carattere e verità, quali un ruotar serrato di accenti e stili, tutti mutuati da una delicata fragranza, che inizio a raccontare.
Fattoria di Felsina (tel. 0577/355117) per esempio nel campo mio amato vitivinicolo abbisogna di poche presentazioni. Ebbene, la stessa gioiosa rabbia accorsa fin dall’inizio per interpretare da par suo il territorio “sangiovesista” di confine chiantigiano la ritrovo pari pari negli oli del nuovo corso: il Leccino 2001, sia pur velato, dimostra ricchezza, nitidezza, calore, spiccato senso dell’accoglienza grazie alle note di rinfrescante memoria, di campo e di selva. La bocca è di sontuosa invadenza, morbida e volumica, dolcemente cantilenante, senza soluzioni di continuità, lunga ed equilibrata fino ai rintocchi - sprazzi e niente più - di accorta pungenza. Carezzevole ed istintivamente confortante il sospirato abbraccio oleico. Beatamente mi conturbano, sul fondo, le note peperine ed ammiccanti del finocchietto selvatico e della menta. La riprova, una necessità. E ancora, il Leccino 2001 di Podere San Matteo (tel. 0564/585905), dalla Maremma di Scansano, vivace e luminoso, fiero e sfumato nei toni del giallo, ancor fresco ed intenso nei suoi nitidi aromi (puro ed elettivo il cuore del carciofo, sincretico il pinolo, di passaggio il timo), mi rende una bocca fusa e diritta, di passo silenzioso eppur cadenzato, quasi soffuso fino a mezza via, di accennata - mai grondante - volumetria, poi, finalmente, si concede l’espansione, con la molteplicità degli aromi al naso appresi che ritornano, segno inequivocabile di un insieme che armonizza, segno beneaugurante di sottintesi accordi. Sarà, ma per quella sua capacità di andare al sodo e di comunicare schietto mi ricorda d’istinto - appena sfiorata e conosciuta - la personalità forte e volitiva della affascinante olivicoltrice, anima femmina di San Matteo. Ah, potenza della terra! Assaggi effettuati nel mese di ottobre 2002
IO COMINCIO DA QUI. È un invito e una necessità, per chi ha orecchie da sentire, penne per scrivere,
sentimenti da spendere o vuoti da riempire. È dignità e mondo coraggio di un approccio altro, è lento apprendimento, itinerante, inevitabile, pulsante, perpetuato, quale naturale conseguenza di eventi nuovi, di consapevolezze nuove, di oli nuovi. L’incontro ed il corteggiamento hanno sortito effetto immediato, coinvolgimento e piacere, senza nulla sapere o immaginarsi; così, d’istinto, uno squarcio e trac… il cielo; i sensi - attraverso lo squarcio - rapiti dal quel cielo, manifesto silenzioso, colorato, profumato, carico di impensabili suggestioni, di umori poco praticati, di inimmaginabili verità, tutte belle, tutte vere, tutte diverse ed orgogliose della loro diversità, attaccate alla terra come non mai. Sto scoprendo oli dai quali trasuda nitida la dignità, il valore, la forza, la nuda essenza dei terroirs da cui provengono, o così mi immagino io; sono identità e caratteri che meritano suggello di parola, finanche i silenzi, quelli più profondi però, qualora alla meraviglia la parola non bastasse. È una lenta costruzione, sono regole, sono estri, scienza e conoscenza, sono potenza e prepotenza, ricercata, ricreata, trasposta liquida negli oli della mia futura immedesimazione.
Di approccio nuovo si tratterà, integrale, senza fili, solo e soltanto, per iniziare, in compagnia di oli da singola cultivar. Parlerò di loro, con loro, in intimità, per ciò che mi suggeriscono. Mi hanno scosso dal torpore, questo è sicuro. Sono voci così intonate, già dal primo approccio, che appare inevitabile ascoltarne il canto; sono attrazione e spettacolo della natura, sono il circo colorato della mia infanzia. Di quegli oli, di quelle voci, devono esserne rivelate ed accarezzate le intimità, per forza. Sì, io comincio da qui. Troppo forte il richiamo, troppo chiaro il messaggio. Sono abbecedari non ancora costruiti, ricami che nessuno mi ha insegnato a ricamare, eppure non c’è niente da fare, aprono strade a un mondo di aromi e sapori così avvincente ed affascinante che ti vien spontaneo l’imparare, non ti crea fatica. Sono voci rombanti che forzano prepotenti l’elettività di una terra e la sua espressività. Ne sono il sentimento vero e la ragion d’essere, la trama e il futuro. Speranza ne siano - di questi miei pensieri - il coinvolgimento, l’attenzione, la consapevolezza, l’immedesimazione, per ogni persona disposta a lasciarsi trasportare nei confortevoli abbracci di una esperienza sensoriale diversa. Loro, gli oli della mia terra, gli integrali di oggi e i ragionati blend di domani, sono capaci di questo, così come saranno capaci di ripagare sforzi e fatiche contadine, soli e lune, ruotare di stagioni e arrabbiature. Regalano, e non lo sanno, sorriso e compiacimento, senso in più ed appagamento, dignità, cultura e bellezza. Per loro, e per tutti quegli oli capaci di questo, io sto alla porta, in attesa. Io comincio da qui. Per esempio oggi ho scoperto dei leccini in purezza provenirmi da nord a sud della penisola, il che è tutto dire, e in più, ho la fortuna (o l’onore) di iniziare il racconto dal Leccino 2001 di Gianfranco Comincioli (tel. 0365/651141), Puegnago, Garda bresciano: beh, non puoi non rimanerne stordito. Perché dietro quella brillante compattezza visiva e quella uniforme apparenza giallo/verdolina, impositiva si fa la sua voce, già al solo avvicinarsi: al punto tale da sfiorare l’aromaticità. Vibrano e si rincorrono le note della zucchina verde e della ruta, integrandosi propositive e peculiari nelle essenze balsamiche, nelle erbette in mazzetto, finanche nella solarità dei fiori gialli macerati lievi. La bocca poi è diffusa e calda, di coerente impostazione, di inusuale cremosità, progressiva e in crescendo fino allo scoppiettare percuttivo e pungente del palato, senza tramortimenti però, puro appagamento nel bel mezzo di un manto erboso, soffice e leggiadro, nel quale si acquieta. Bellissima la nota amara del fondo, che suggella una prova diversa e mai scontata, ad aprire strade e percorsi nuovi di inattesa prepotenza scenica. Rimango in zona, sempre Garda, stavolta veronese, e noto come gli accenti e le intimità cambino in modo evidente: il Leccino 2001 di Guerrieri Rizzardi (tel. 045/7210028) gioca sulle note mature del frutto, senza propendere come vorresti alla sfumatura, al contrappunto rinfrescante; “solo” uno svolgersi unito, a trama oleica larga, scorrevole e leggermente appesantito nell’evoluzione aerea, a cui fa da sostegno un colore profondo e denso, bellamente verde. Ha bocca fina e nerbo soffuso però, e sa dimostrarsi leggiadro in punta di piedi, ricco di tiepidità gardesane senza nessuna asperità; sfodera una tenuta che lascia ammaliati per continuità e garbo. Qui rimonta le incertezze aromatiche, qui palesa classe e felpa. È sussurro e richiamo, ansa confortevole e terra. Vado a sud, approdo in Toscana, la mia Toscana, e ne scopro intimità nascoste di ineludibile carattere e verità, quali un ruotar serrato di accenti e stili, tutti mutuati da una delicata fragranza, che inizio a raccontare.
Fattoria di Felsina (tel. 0577/355117) per esempio nel campo mio amato vitivinicolo abbisogna di poche presentazioni. Ebbene, la stessa gioiosa rabbia accorsa fin dall’inizio per interpretare da par suo il territorio “sangiovesista” di confine chiantigiano la ritrovo pari pari negli oli del nuovo corso: il Leccino 2001, sia pur velato, dimostra ricchezza, nitidezza, calore, spiccato senso dell’accoglienza grazie alle note di rinfrescante memoria, di campo e di selva. La bocca è di sontuosa invadenza, morbida e volumica, dolcemente cantilenante, senza soluzioni di continuità, lunga ed equilibrata fino ai rintocchi - sprazzi e niente più - di accorta pungenza. Carezzevole ed istintivamente confortante il sospirato abbraccio oleico. Beatamente mi conturbano, sul fondo, le note peperine ed ammiccanti del finocchietto selvatico e della menta. La riprova, una necessità. E ancora, il Leccino 2001 di Podere San Matteo (tel. 0564/585905), dalla Maremma di Scansano, vivace e luminoso, fiero e sfumato nei toni del giallo, ancor fresco ed intenso nei suoi nitidi aromi (puro ed elettivo il cuore del carciofo, sincretico il pinolo, di passaggio il timo), mi rende una bocca fusa e diritta, di passo silenzioso eppur cadenzato, quasi soffuso fino a mezza via, di accennata - mai grondante - volumetria, poi, finalmente, si concede l’espansione, con la molteplicità degli aromi al naso appresi che ritornano, segno inequivocabile di un insieme che armonizza, segno beneaugurante di sottintesi accordi. Sarà, ma per quella sua capacità di andare al sodo e di comunicare schietto mi ricorda d’istinto - appena sfiorata e conosciuta - la personalità forte e volitiva della affascinante olivicoltrice, anima femmina di San Matteo. Ah, potenza della terra! Assaggi effettuati nel mese di ottobre 2002