Edizioni Veronelli
Settembre 2003
Le intimità dell’olio 5
Edizioni Veronelli n° 72, Eleonora Tramontano
“Sono stato in grado di cogliere d’ogni gesto gli infiniti valori, solo con un brivido di rammarico, per il sopravvenire di un altro gesto, a sua volta accompagnato - per me che cercavo di coglierli e goderli - da una infinità di altre provocazioni e valori.
Sì, molte volte mi sono apparso un albero, una quercia, un olivo. E quasi mai avvertivo la possibilità di essere squarciato”.
(Luigi Veronelli - Breviario Libertino - EV 71)
Questa frase - così come il pensiero tutto, raccolto sotto il titolo “la vita”- mi ha strappato il cuore e lasciato nudo. E così ho pianto, struggendomi. Sì, caro Luigi, la vita ha da essere vissuta. Ancor di più da quando sei consapevole di non essere inutile. Ancor di più quando si è capaci di amare e si ha la fortuna di essere amati. È una insostituibile responsabilità. Che ci onora e ci conforta. Tu - ci scommetto - sai amare.
Lo leggo da ogni lettura che ci dai di ogni impercettibile sfumatura che odora di terra. Da come sai coglierne il senso, e rilanciarlo, per nuovi ambiziosi traguardi, per l’amor di terra. Da come vedi (la tua vista ben oltre il lavorìo meccanico e “nervoso” del cristallino).
Ci sono mille cose (o millanta, mi diresti) ancora da fare, migliaia di coscienze da risvegliare, altrettante terre da salvare.
Le cose, le coscienze e le terre non possono fare a meno di te, della tua lettura, delle tue intuizioni, dei tuoi sguardi.
Prendi ad esempio la Carolea di Terìna. Queste terre, questi uomini, questi olivi hanno bisogno di capire i tuoi ragionamenti. Li aspettano.
Nella versione 2002 di Gianbattista Odoardi il verde dell’apparenza è un verde canonico e brillante, saldo e fiero, e già sfuma nel giallo mentre la trama oleica si fa sostenuta e diritta, ingenuamente grezza e monolitica sulle note verdi del frutto, sicuramente insistente nonostante le insidie di un fondo non pulitissimo e pesante. Vedi che sa assumere un buon ordine all’attacco, quando lo assaggi, e nella diffusione elargire una crema sincera sopra una scia dinamica e confortevole, che si carica per strada di piacevoli amaritudini, titillanti piccantezze, sì da tramutarsi - a ben capire - in olio caratteriale, forte, di terragno impegno o, se vuoi, di solida nudità senza fronzoli. Con l’aria ne intuirai lievi i sospiri di fiori gialli macerati e l’umore, verde, del suo frutto, a suggellare un ricordo. Non smettere di “caricarti di nuovi gesti”. Perché il color verde della Tondina 2001 di Terre di Balbia, denocciolata, se ti capiterà di squadrarlo oggi è ancora luminoso e bello, rinvigorito da solari sferzate gialle. Da lei - lei perché femmina - otterrai in dono un naso cantilenante ed ipnotico, dolce, sussurrante, sfumato di fiori gialli, , ruta, peperone, buccia di cedro, pepe ed erba medica dal quale respirare freschezza; da lei avrai un ammiccante invito alla immedesimazione. Proverai così l’ebbrezza di una straordinaria densità tattile, sensuale e umida, che ti resterà come aggrappata alle papille, con gli aromi che si diffondono. Sono forza e calore. Decisa sentirai allora la montata di mandorla, il cui impegno amaricante non sarà tale da veicolare le sorti perché la sostanza fruttata è prepotente evidenza. Qui, in un attimo, tutto il senso della accoglienza contadina. Non ho finito. Ti offro il mediterraneo abbraccio della moresca siciliana. Nel Tenuta Sullo 2002 di Curto è un abbraccio isolano quale velo sottile di carciofo e baccello, fava di cacao, nocciola ed erba medica, un tappeto esotico di fiori delicati di sottesa ed armonica solarità. In bocca un inno all’equilibrioe un calibrato salmodiare. Molte sospensioni, che immagini rarefatte sia pur nella tattile avvolgenza, nelle quali si intrattiene sulle verdi aromaticità d’oliva fino a concedersi un lento crescendo di piccantezza, quasi un timido accenno, senza evidenza o violenza nel gesto.
Non dimenticare i tuoi contadini. Ne capirai l’umore, ed ancor più la rabbia, dalla sfrontata bosana.
Il Solianu 2002 di Giuseppe Gabbas sfuma nel giallo volentieri mentre il naso si fa carnoso, potente, e curiose note arrostite e fumé si innestano imperative sul substrato bianco dei frutti e dei fiori. Nella arroganza però scorgerai la propensione a lasciarsi ascoltare, con dedicato impegno. Niente di tutto questo se ne ascolti le ragioni in bocca: irruenta , decisa, forte, amara, massiccia e speziata, è nudità e rimprovero, spalle cotte al sole e sudore della terra.
Pensa alla vita. Quella che si vive materialmente e ti porta ad ascoltare. Per esempio la Coratina 2001 di Pezza della Pigna e quel suo aereo ricamo di insinuante tessitura, ricco, ammaliatore, stordente per eleganza, abbraccio, tepore. Da trasformarsi - al palato - in mascolina convinzione, comunicazione senza filtro, mirabile unione di severità e accondiscendenza, montata pungente di lunghissima traccia.
Questa è bella, Luigi. Una cultivar nuova. È figlia della “libera” impollinazione della varietà frantoio e dell’istituto di ricerca sulla olivicoltura del CNR di Perugia...
Alcune righe di mia censura. Adoro Fernando Pardini. Lo considero, di gran lunga il migliore tra gli assaggiatori di oli. Se l’orrida cultivar, creata per portare l’oliveto dalla collina al piano, ha potuto dare quel che ha dato, è solo merito di una terra superba (L.V.)
...Sai, l’intrico di erbe, nocciola, cacao e fior di camomilla che se ne usciva da lì mi ha regalato un delicato affresco, sfumato, largo, dolcemente speziato, e fatto immaginare. Il palato una traccia verde leggera con nessuna amaritudine nei dintorni, solo una piacevole pungenza giù in gola. Un quieto, auspicato rilassamento mi è preso, e un pensiero. O meglio, una speranza.
La speranza che la terra ritorni padrona delle sorti e degli uomini, tanto da richiamarne a sé, per la sua rinascita, in numero via via crescente. Che dalla terra si possa ricavare tutta la forza che serve per una coscienza nuova, avveduta e rispettosa, di futuribile ruralità. Ed i tuoi ammonimenti, con le intuizioni, le gioie, i pensieri e le incazzature possano essere occhi - sì, occhi - per tutti coloro, apprendisti e manovali (mai padroni), che quella terra vogliono imparare.
Ancora una volta - lo sento - per noi e per la vita, sarai albero, quercia e olivo.
Assaggi effettuati nel mese di giugno 2003
Sì, molte volte mi sono apparso un albero, una quercia, un olivo. E quasi mai avvertivo la possibilità di essere squarciato”.
(Luigi Veronelli - Breviario Libertino - EV 71)
Questa frase - così come il pensiero tutto, raccolto sotto il titolo “la vita”- mi ha strappato il cuore e lasciato nudo. E così ho pianto, struggendomi. Sì, caro Luigi, la vita ha da essere vissuta. Ancor di più da quando sei consapevole di non essere inutile. Ancor di più quando si è capaci di amare e si ha la fortuna di essere amati. È una insostituibile responsabilità. Che ci onora e ci conforta. Tu - ci scommetto - sai amare.
Lo leggo da ogni lettura che ci dai di ogni impercettibile sfumatura che odora di terra. Da come sai coglierne il senso, e rilanciarlo, per nuovi ambiziosi traguardi, per l’amor di terra. Da come vedi (la tua vista ben oltre il lavorìo meccanico e “nervoso” del cristallino).
Ci sono mille cose (o millanta, mi diresti) ancora da fare, migliaia di coscienze da risvegliare, altrettante terre da salvare.
Le cose, le coscienze e le terre non possono fare a meno di te, della tua lettura, delle tue intuizioni, dei tuoi sguardi.
Prendi ad esempio la Carolea di Terìna. Queste terre, questi uomini, questi olivi hanno bisogno di capire i tuoi ragionamenti. Li aspettano.
Nella versione 2002 di Gianbattista Odoardi il verde dell’apparenza è un verde canonico e brillante, saldo e fiero, e già sfuma nel giallo mentre la trama oleica si fa sostenuta e diritta, ingenuamente grezza e monolitica sulle note verdi del frutto, sicuramente insistente nonostante le insidie di un fondo non pulitissimo e pesante. Vedi che sa assumere un buon ordine all’attacco, quando lo assaggi, e nella diffusione elargire una crema sincera sopra una scia dinamica e confortevole, che si carica per strada di piacevoli amaritudini, titillanti piccantezze, sì da tramutarsi - a ben capire - in olio caratteriale, forte, di terragno impegno o, se vuoi, di solida nudità senza fronzoli. Con l’aria ne intuirai lievi i sospiri di fiori gialli macerati e l’umore, verde, del suo frutto, a suggellare un ricordo. Non smettere di “caricarti di nuovi gesti”. Perché il color verde della Tondina 2001 di Terre di Balbia, denocciolata, se ti capiterà di squadrarlo oggi è ancora luminoso e bello, rinvigorito da solari sferzate gialle. Da lei - lei perché femmina - otterrai in dono un naso cantilenante ed ipnotico, dolce, sussurrante, sfumato di fiori gialli, , ruta, peperone, buccia di cedro, pepe ed erba medica dal quale respirare freschezza; da lei avrai un ammiccante invito alla immedesimazione. Proverai così l’ebbrezza di una straordinaria densità tattile, sensuale e umida, che ti resterà come aggrappata alle papille, con gli aromi che si diffondono. Sono forza e calore. Decisa sentirai allora la montata di mandorla, il cui impegno amaricante non sarà tale da veicolare le sorti perché la sostanza fruttata è prepotente evidenza. Qui, in un attimo, tutto il senso della accoglienza contadina. Non ho finito. Ti offro il mediterraneo abbraccio della moresca siciliana. Nel Tenuta Sullo 2002 di Curto è un abbraccio isolano quale velo sottile di carciofo e baccello, fava di cacao, nocciola ed erba medica, un tappeto esotico di fiori delicati di sottesa ed armonica solarità. In bocca un inno all’equilibrioe un calibrato salmodiare. Molte sospensioni, che immagini rarefatte sia pur nella tattile avvolgenza, nelle quali si intrattiene sulle verdi aromaticità d’oliva fino a concedersi un lento crescendo di piccantezza, quasi un timido accenno, senza evidenza o violenza nel gesto.
Non dimenticare i tuoi contadini. Ne capirai l’umore, ed ancor più la rabbia, dalla sfrontata bosana.
Il Solianu 2002 di Giuseppe Gabbas sfuma nel giallo volentieri mentre il naso si fa carnoso, potente, e curiose note arrostite e fumé si innestano imperative sul substrato bianco dei frutti e dei fiori. Nella arroganza però scorgerai la propensione a lasciarsi ascoltare, con dedicato impegno. Niente di tutto questo se ne ascolti le ragioni in bocca: irruenta , decisa, forte, amara, massiccia e speziata, è nudità e rimprovero, spalle cotte al sole e sudore della terra.
Pensa alla vita. Quella che si vive materialmente e ti porta ad ascoltare. Per esempio la Coratina 2001 di Pezza della Pigna e quel suo aereo ricamo di insinuante tessitura, ricco, ammaliatore, stordente per eleganza, abbraccio, tepore. Da trasformarsi - al palato - in mascolina convinzione, comunicazione senza filtro, mirabile unione di severità e accondiscendenza, montata pungente di lunghissima traccia.
Questa è bella, Luigi. Una cultivar nuova. È figlia della “libera” impollinazione della varietà frantoio e dell’istituto di ricerca sulla olivicoltura del CNR di Perugia...
Alcune righe di mia censura. Adoro Fernando Pardini. Lo considero, di gran lunga il migliore tra gli assaggiatori di oli. Se l’orrida cultivar, creata per portare l’oliveto dalla collina al piano, ha potuto dare quel che ha dato, è solo merito di una terra superba (L.V.)
...Sai, l’intrico di erbe, nocciola, cacao e fior di camomilla che se ne usciva da lì mi ha regalato un delicato affresco, sfumato, largo, dolcemente speziato, e fatto immaginare. Il palato una traccia verde leggera con nessuna amaritudine nei dintorni, solo una piacevole pungenza giù in gola. Un quieto, auspicato rilassamento mi è preso, e un pensiero. O meglio, una speranza.
La speranza che la terra ritorni padrona delle sorti e degli uomini, tanto da richiamarne a sé, per la sua rinascita, in numero via via crescente. Che dalla terra si possa ricavare tutta la forza che serve per una coscienza nuova, avveduta e rispettosa, di futuribile ruralità. Ed i tuoi ammonimenti, con le intuizioni, le gioie, i pensieri e le incazzature possano essere occhi - sì, occhi - per tutti coloro, apprendisti e manovali (mai padroni), che quella terra vogliono imparare.
Ancora una volta - lo sento - per noi e per la vita, sarai albero, quercia e olivo.
Assaggi effettuati nel mese di giugno 2003