Rassegna Stampa
Settembre 2004
Per l’olio d’oliva Dna sulla terra
Italia Oggi, Gaiagiorgio Fedi
Rilanciata a convegno la proposta di Veronelli.
Un Dna per l’olio d’oliva, per verificarne l’appartenenza alla terra che lo produce. È questa l’idea lanciata da Roberto Scopo, braccio destro del maestro del gusto, recentemente scomparso,Luigi Veronelli, e responsabile del progetto «L’olio secondo Veronelli », nel corso del convegno«Olio e dintorni» che si è svolto ieri a Polistena (Rc). «Oggi il 70% dell’olio prodotto in Italia è “olio lampante”, cioè con acidità superiore a 3,3 (così denominato perché in passato veniva usato per l’illuminazione delle lampare, ndr), che in base alla normativa vigente può essere rettificato, deacidificato fino a raggiungere un’acidità dello 0,5 e addizionato con una percentuale non definita di olio vergine», lamenta Scopo. «Tale prodotto in questo modo può essere messo sul mercato con l’etichetta di olio d’oliva», aggiunge l’oleologo. L’idea, in definitiva, è quella di fornire una carta di identità all’olio che ne indichi non soltanto acidità e perossidi, come prescrive la normativa, ma che descriva in una tabella nutrizionale anche la quantità di: polifenoli acidoleico fitosteroli, vitamina E e squalene, «quelle proprietà che rendono l’olio d’oliva in grado di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, di tumori al seno e alla prostata e di aumentare la longevità», ha detto Piergiorgio Pietta, docente di biochimica e dirigente del Cnr. L’iniziativa, portata avanti da Scopo e nata da un’intuizione di Veronelli, punta a distinguere le oltre 600 qualità di olio d’oliva italiano, in base alla cultivar (tipologia della pianta) e in base al sapore unico che testimonia il legame con la terra che lo produce. La mappatura genetica dell’olio è stata ottenuta dopo tre anni di ricerche commissionate dall’Ue a 15 università europee e coordinate dal professor Nelson Marmiroli dell’università di Parma. Al convegno hanno anche partecipato Girolamo Tripodi, sindaco di Polistena, Marco Poiana, professore della facoltà di agraria di Reggio Calabria, che ha parlato di qualità e tipicità degli oli, e Orlando Fazzolari, primo cittadino di Varapodio (Rc), che ha lamentato come i problemi dell’olivicoltura spesso siano il nanismo e la disaggregazione delle aziende che lo producono. Angelo Colosio, sindaco di Monte Isola (Brescia), ha annunciato che nel suo comune stanno elaborando un disciplinare che garantisca l’unicità del prodotto monteisolano, raccolto a mano, a olive non ancora mature, e per evitare la contraffazione.
Un Dna per l’olio d’oliva, per verificarne l’appartenenza alla terra che lo produce. È questa l’idea lanciata da Roberto Scopo, braccio destro del maestro del gusto, recentemente scomparso,Luigi Veronelli, e responsabile del progetto «L’olio secondo Veronelli », nel corso del convegno«Olio e dintorni» che si è svolto ieri a Polistena (Rc). «Oggi il 70% dell’olio prodotto in Italia è “olio lampante”, cioè con acidità superiore a 3,3 (così denominato perché in passato veniva usato per l’illuminazione delle lampare, ndr), che in base alla normativa vigente può essere rettificato, deacidificato fino a raggiungere un’acidità dello 0,5 e addizionato con una percentuale non definita di olio vergine», lamenta Scopo. «Tale prodotto in questo modo può essere messo sul mercato con l’etichetta di olio d’oliva», aggiunge l’oleologo. L’idea, in definitiva, è quella di fornire una carta di identità all’olio che ne indichi non soltanto acidità e perossidi, come prescrive la normativa, ma che descriva in una tabella nutrizionale anche la quantità di: polifenoli acidoleico fitosteroli, vitamina E e squalene, «quelle proprietà che rendono l’olio d’oliva in grado di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, di tumori al seno e alla prostata e di aumentare la longevità», ha detto Piergiorgio Pietta, docente di biochimica e dirigente del Cnr. L’iniziativa, portata avanti da Scopo e nata da un’intuizione di Veronelli, punta a distinguere le oltre 600 qualità di olio d’oliva italiano, in base alla cultivar (tipologia della pianta) e in base al sapore unico che testimonia il legame con la terra che lo produce. La mappatura genetica dell’olio è stata ottenuta dopo tre anni di ricerche commissionate dall’Ue a 15 università europee e coordinate dal professor Nelson Marmiroli dell’università di Parma. Al convegno hanno anche partecipato Girolamo Tripodi, sindaco di Polistena, Marco Poiana, professore della facoltà di agraria di Reggio Calabria, che ha parlato di qualità e tipicità degli oli, e Orlando Fazzolari, primo cittadino di Varapodio (Rc), che ha lamentato come i problemi dell’olivicoltura spesso siano il nanismo e la disaggregazione delle aziende che lo producono. Angelo Colosio, sindaco di Monte Isola (Brescia), ha annunciato che nel suo comune stanno elaborando un disciplinare che garantisca l’unicità del prodotto monteisolano, raccolto a mano, a olive non ancora mature, e per evitare la contraffazione.